mercoledì 16 maggio 2012

Sante naturali o puttane artificiali?



Stamattina mi sono alzata mezz'ora prima della sveglia, col magone e una domanda:

Ma a noi donne, cosa ce ne importa di schierarci nella guerra tra ostetriche e anestesisti?

Cosa ce ne viene?

Nel mondo della Sanità italiana pare che nessuno si batta per una visione integrata del parto, dove epidurale garantita e umanizzazione siano obiettivi alleati e non nemici.

Nella Sanità ogni fazione ha i suoi interessi.

Fuori dalla Sanità se ne parla poco, e chi ne parla lo fa sposando una o un'altra tifoseria.

E mi si dice: occorre schierarsi, perché una parte ha già perso, e l'altra ha già vinto. (Perché arriveranno altri tagli, l'epidurale è l'ultima cosa in agenda e le pratiche di contenimento alternative prenderanno il sopravvento per ragioni nobili e meno nobili.)

E dalla parte delle donne, chi ci sta?

Come sempre, nemmeno le donne.

Chiamate a una scelta demente, come quella tra sante e puttane. Frutto di una cultura arretrata e povera.

Io non ho il tempo, né lo stile ficcante, né il pelo sullo stomaco per essere l'unica a portare avanti un'idea che mi pare la scoperta dell'acqua calda, su un tema di cui non frega nulla a nessuno.

Io ho il magone, la frustrazione, la rabbia e una domanda: cosa fare, in concreto, per cambiare la situazione?

11 commenti:

  1. È la cultura italiana. Fortemente maschilista anche quando a parlare sono le donne. O sante o puttane; il manifesto di una mentalità che nonostante oggi tenti di nascondersi sotto le più svariate bandiere è ancora vincente. E lo sarà sinché non pretenderemo a gran voce di essere considerate soggetti di diritto e non oggetti di speculazioni più o meno teoriche

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  2. Giustissimo quello che dici, Caterina.
    Io faccio una piccola riflessione riprendendo quello che dicevamo sullo Scarrafone. Le epidurali sono costose e non rimborsate, il parto naturale con eventuali tecniche di contenimento non farmacologiche costa meno e ha un piccolo rimborso. Quindi nessuno nella sanità si batterà mai per rendere diffondere una cosa costosa e culturalmente giudicata superflua. Sono i cittadini, per prime le donne, che devono farsi sentire. Ma non lo fanno perché culturalmente per lo più l'epidurale è considerata superflua o dannosa. Quindi, strategicamente, la battaglia da fare è culturale. E se è culturale... come non promuovere la cultura giusta, quella della visione organica del parto, che tiene conto sia della componente emozionale che di quella medica, senza per questo dover ricorrere alla conta degli ormoni alla Odent? Partire dal **vogliamo tutto**, e poi via via correggere il tiro, smascherando una per una le stupidaggini di questa e dell'altra fazione. E' chiaro che a nessuno frega nulla, tranne a chi è già vicino, per storia personale, a una delle due scuole di pensiero e si fomenta ad ascoltare i rispettivi profeti. Mi sembrano pochi quelli che non si riconoscono in nessuna delle due completamente, ancora di meno quelli che sentono, come me, il fastidio fisico della costrizione in una delle due categorie. O almeno, se questi illuminati sono numerosi, non si sentono motivati a incazzarsi tanto quanto le indignate da settimana enigmistica in epidurale e le fanatiche del "pretendo il cesareo", o quanto mi ci sento io.

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  3. guarda, se la mettiamo così, allora, cosa ce ne frega a noi anestesisti, di metterci in mezzo tra donne e ostetriche... che ce ne viene?
    Le cose sono fatte in orario di servizio, quindi ci vengono solo notti in più, grane in più, e parole in più. Ma davvero, ma chi ce lo fa fare? Io sono già in menopausa e non ho più il problema, tra di noi anestesiste ci facciamo l'analgesia senza tanta filosofia da strapazzo. Così come la facciamo ai nostri parenti o amiche.
    Cosa ce ne viene a voler far sapere al mondo che c'è il sistema per soffrire meno?
    Cosa ce ne viene a star lì e ascoltare le solite beghine che "si è sempre partorito così" e menate varie?
    Smascherare le stupidaggini della fazione analgesia? Quali sarebbero queste stupidaggini???
    Profeti dell'epidurale???? Ma cosa mi tocca leggere

    Costrizione a fare l'analgesia? Addirittura!

    Se penso al carico di lavoro che mi sobbarco per dare alle donne l'opportunità di avere un sollievo del dolore, quando vedo il mio coniuge che fa il mio stesso mestiere ma non si occupa di analgesia ostetrica,(rapporto guardie tra me e lui 4: 1, e io sono pur sempre anche una donna, mamma casalinga ecc ecc...........) e poi leggo con avvilimento queste cose, mi dico che sono veramente una cretina.

    un donna cretina.

    L'italia si merita davvero solo gli italiani, unico popolo al mondo in cui le cose funzionano e sono apprezzate solo se "mi manda Picone".

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  4. Valeria, io stimo molto il tuo lavoro, sia professionale che divulgativo. E se si contrappone alle beghine del parto naturale a tutti i costi, ben venga. Quel che non condivido è chi, per promuovere l'epidurale (non la tecnica in sé ma la sua accessibilità gratuita), afferma che tutti gli altri aspetti del parto debbano essere messi in secondo piano o considerati addirittura sciocchezze. E non parlo di lothus birth, ma banalmente di palle, liane, sedie, posizioni, umanità delle ostetriche, procedure ospedaliere e burocratiche che non siano invasive, massaggi e vasche per alleviare il dolore a donne con una soglia alta che possono fare a meno dell'epidurale o che vogliono soffrire o che per qualsiasi ragione non vogliono fare l'epidurale. Tutto il lavoro che già è stato in parte svolto, che ancora molto ha da fare e rispetto al quale garantire l'epidurale è un ulteriore passo avanti in senso di continuità, non la sua negazione.
    Quel che cerco io è la possibilità della terza via, quella che garantisca la libera scelta a tutte le donne e la possibilità per ogni donna di avere il parto più giusto per sé.
    Un'amica mi ha fatto notare che il problema è politico: l'epidurale è così osteggiata che nella sanità si crea un partito anestesisti vs. ostetriche. Se le cose stanno così io sono certamente dalla parte degli anestesisti, voglio dire, se sono veramente obbligata a scegliere. Il punto è che come cittadina vorrei non dover fare questa scelta, visto che non sono parte del sistema sanitario ma sono una comune persona che partecipa a questo dibattito con un obiettivo culturale, trovo non abbia senso promuovere una cultura che non tenga conto del problema nel suo insieme, ma ne veda solo un aspetto e lo contrapponga agli altri. Spero di essere stata più chiara. Così è come la vedo io.

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    1. spero tu non ti riferisca a me cara Tullia, perchè inizio ad essere francamente stufa di queste semplificazioni.
      Mi va bene la vasca, mi va meno bene se la vasca è l'unico metodo antalgico disponibile in una sala parto (è il caso di molti ospedali, come l'angelo di Mestre che è sotto casa mia).
      Non mi va bene se i metodi antalgici non farmacologici vengono messi sullo stesso piano di quelli farmacologici (come succede ovunque, persino nei testi delle leggi regionali a tutela del parto indolore).
      Non mi va bene se nei corsi preparto si demonizza la peridurale e si santificano le èalle e le liane e i metodi naturali (ma sarebebro naturali le palle e le liane?).
      Insomma non mi va bene questa cultura strisciante che ormai ha infettato molti ospedali (solo il 16% delle strutture sanitarie garantiscono un trattamento farmacologico del dolore in travaglio di parto 24h e 365gg l'anno) e che per non pagare un euro in più di anestesista si vende sul mercato pubblicizzando parti naturali (e tacendo poi le % fdi cesarei e kristeller e ventose che si consumano in quelle strutture).
      Come dice valeria non c'è una terza via. E' come per l'aborto. Si riconosca alle donne il diritto a un trattamento FARMACOLOGICO efficace e sicuro in travaglio di parto. Vedrai che una volta data la mazzata alla cultura del dolore buono, le ostetriche che dovranno confrontarsi con le artorienti che la peridurale non la vogliono... inizieranno a fare quello che spoesso non fanno (perchè magari non lo possono fare per carenza di organico), ossia massaggiare, spiegare alal donna cosa sta succedendo, confortarla...
      Perchè la prima vera cura al dolore è l'empatia. Ed è fondamentale spiegare a una nullipara (e anche a una multipara) quello che le sta accadendo... per eliminare l'ansia e quindi il dolore.

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    2. preciso. L'ematia va garantita anche a quelle con il catetere peridurale. L'analgesia in travaglio di parto come dice la dottoressa Frigo non è la dama di compagnia di nessuno.
      Una donna che partorisce con la epridurale è comunque una donna che ha bisogno dell'assistenza (empatica) osterica.

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  5. nessuno mette mai in secondo piano gli altri aspetti del parto, palle liane, sedie e posizioni.
    Nessuno mette in discussione il ruolo dell'ostetrica.

    torno ora da una riunione con ginecologi e ostetriche del mio ospedale, e ti assicuro che gli alleati erano ostetriche e anestesisti versus ginecologi, se proprio dobbiamo individuare due fronti.

    Ti posso dire che le ostetriche sono venute a dirmi: grazie valeria. Perchè loro sanno che siamo dalla loro parte, che è quella della donna.

    la nostra battaglia è quella di dissolvere ole nebbie dell'ignoranza e delle superstizioni, perchè nell'ignoranza nessuna donna è libera di scegliere un bel fico secco.

    Non c'è una terza via, seocndo me. C'è il parto, che sarebbe ora che all'alba del 2012 si svolgesse in sicurezza e con dignità.

    la sicurezza e la dignità non implicano nè l'analgesia nè la negazione di questa, nè la vasca o l'ipnosi.

    La dignità per me è il rispetto di ogni persona, del suo pensiero, è metterla in condizione di sentirsi a suo agio, non essere giudicata. E di non essere presa per i fondelli.

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  6. Condivido la definizione. Però la storia dei fronti ha origine da questo post e dalle parole di un anestesista: http://epidurale.blogspot.it/2012/05/non-e-mai-troppo-tardi-per-arrendersi.html . Nella mia piccola esperienza, che non fa certo scuola, le ostetriche hanno lavorato in team con l'anestesista. Poi so bene che esistono le ost(racist)etriche.

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    1. Il dottor Veneziani lavora in una realtà che è esattamente quella.
      Circondato da ostetriche formate all'ombra della scuola di Verena Schmid.
      La testimonianza di Andrea non è certo la norma, ma non è nememno (purtroppo) l'eccezione.

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  7. appunto, lui getta la spugna per la stanchezza di essere visto come un nemico, in un settore molto particolare del nostro mestiere. Perchè c'è chi dice che le donne devono scegliere tra i due fronti, prese in mezzo tra ostetriche e anestesisti. Come senti tu, a pelle, tanto che l'hai scritto.

    Come viene da gettare la spugna a me.

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  8. aggiungo che si deve fare i conti con le risorse limitate del SSN.
    Dopo la Grecia e Monti il problema sarà garantire il diritto di cura a tutti quelli che non hanno soldi per pagarselo.
    Le cure alternative vanno garantite PERCHE'?! Se non ci sono evidenze scientifiche che dimostrano la loro efficacia le bisogna comunque erogare perchè la tizia A o quella B la richiedono? Per farle sentire bene?
    Domani magari sarà la lotus birth o l'impennata di richieste di parti in casa (un modo come un altro per mandare al collasso il sistema sanitario).

    E' facile giocare alle paladine dei diritti delle donne ripiegando sulla cultura povera e arcaica del populismo senza voler guardare a TUTTI i problemi, ivi incluso quello delle risperse limitate (se vogliamo ancora una Sanità pubblica).

    L'empatia è strettamente legata al numero di sanitario in organico. Come in un ristorante.... se gli avventori sono tanti e i camerieri pochi, se le richoeste dei primi sono assurde.... il cameriere sarà stanco, isterico, scorbutico.

    Quante vasche per il gravaglio/parto deve procurarsi un ospedale di 5000 parti anno?
    Perchè i travagli in acqua sono sempre così pochi eppure attirano gravide a frotte?

    Alle donne deve fregare eccome la lotta di categoria (ginecologi, osteriche, anestesisti) anche perchè vedi tullia... diciamo le cose come stanno... le osteriche puntano alla libera professione esattamente come i ginecologi. Vogliono le gravide fisilogiche, seguirle come fanno adesso i ginecologi (quasi tutti a pagamento).

    L'anestesista ha una particolarità; nella sua battaglia non ci guadagna una ceppa. Solo il diritto delle donne ad un accesso equo ai trattamenti farmacologici del dolore.
    Se dopo anni non hai ancora capito questo...

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