martedì 3 gennaio 2012

Tutto sulla madre e libri che feriscono l'anima

Questo post è un breve aggiornamento di quello precedente. Sto proseguendo la lettura del libro della Gianini Belotti, che la scorsa settimana avevo letto solo a macchia di leopardo.

E' davvero un testo crudelmente straordinario per molti aspetti. Non solo per l'attualità e l'onestà intellettuale delle riflessioni, articolate in modo mai semplicistico e spesso anche autocritico tra un paragrafo e l'altro. E' interessante anche il modo in cui si propongono questioni effettivamente ormai datate (e occorre fare attenzione a riconoscerle) o temi sui quali non sono sufficientemente informata e che tendo a mettere a distanza, perché li riconosco come terribilmente, dolorosamente controversi.

La vasta e spietata teoria psicologica sul ruolo materno, tanto per fare un esempio, sempre in buona fede che sia portatrice di una tesi o di quella opposta, ma mai abbastanza consapevole del suo potere di ricattare le madri. Se è facile, nel libro della Belotti, riconoscere gli attori di strumentalizzazioni politiche ed ideologiche (i pediatri e la classe medica in generale, le case produttrici di latte artificiale e tutti i potentati di una società tendenzialmente maschilista, che piega al suo interesse qualsiasi movimento culturale, anche quelli nati nel segno dell'emancipazione femminile), è impossibile non riconoscere l'ambivalenza delle teorie psicologiche e perfino di quelle scientifiche nei confronti della 'libertà' della donna.

In un capitolo molto duro, la Belotti distrugge non tanto Bowlby quanto l'uso scientificamente improprio e ideologico che a suo parere se ne è fatto a partire dall'immediato dopoguerra, per respingere le donne a casa.

Nel capitolo sull'allattamento invece, l'autrice si può dire che non risparmi nessuno: né i sostenitori dell'allattamento materno né quelli dell'allattamento artificiale, dato che bacchetta i primi contestando gli argomenti del naturalismo, e i secondi evidenziando gli interessi tra potere pediatrico e farmaceutico. Difficile, da lettrice, non diventare paranoica.

La teoria della Belotti, allieva della Montessori e perciò legata a una pedagogia che che fa della bontà dell'istituzione il suo fiore all'occhiello (quanto inorridirebbe oggi davanti al concetto di homeschooling, senza sapere, forse, che gli stessi homeschoolers si rifanno in parte anche a pratiche montessoriane?), è che l'attaccamento positivo non si produce con la sola madre (e non ha fondamento biologico), ma anche con una molteplicità di figure di accudimento, e che è anzi meglio crescere accuditi da diverse persone come nelle culture tradizionali (vedi gli studi antropologici di Margaret Mead) o come al nido, che dalla sola madre o comunque da una persona sola.

Questo è un punto in cui il libro rivela la sua età e il dibattito mi appare un po' datato rispetto a quanto si legge più di recente, se non altro perché manca qualsiasi riferimento all'età del bambino - o meglio, pare scontato che la socialità di un bimbo di due mesi sia identica a quella di un bimbo di undici - e al solito, insistere nell'assumere un atteggiamento difensivo nei confronti di una teoria porta quasi automaticamente a diventare aggressivi proponendo la teoria opposta.

Infatti, conclusa la lettura, dopo due giorni di groppo in gola, ho realizzato di sentirmi in colpa perché non ho ancora inserito al nido mia figlia di 5 mesi, non sono tornata a essere economicamente produttiva, forse la sto soffocando tradendo le mie aspirazioni per pigrizia e scaricando tutto il peso economico sul papà e sulla mia famiglia di origine, e magari lo sto facendo nel totale fraintendimento dei suoi veri bisogni e solo perché proietto su di lei la mia insoddisfazione verso mia madre, quando in fin dei conti i miei problemi e le mie frustrazioni non sono colpa sua -  di mia madre - ma solo mia...

Spero si sia capito lo scopo di questo piccolo cameo autobiografico. Non c'è niente da fare, perfino un libro scritto tutto con la passione e l'intenzione di mostrare come tutta la società marci sul senso di colpa materno, non fa altro in fin dei conti che produrre a sua volta del senso di colpa materno!

2 commenti:

  1. http://www.ass-arcano.it/sensi_di_colpa.htm

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  2. Leggi qualche libro in meno ;) O piuttosto, non leggere pensando a te stessa.

    Sono figlia di una mamma che ha una biblioteca piena di libri di psicologia e maternità; fin da bambina mi ha tartassata di domande e consigli, per poi periodicamente andare in crisi e chiedere a me di confermarle che stavo bene e stava facendo la cosa giusta.

    La maternità come "modello teorico applicato" secondo me è un autentico casino generatore di pasticci. Per questo lo rifiuto dal profondo del cuore.

    Con mia figlia ho deciso di volare basso, limito le letture teoriche mentre leggo volentieri i forum di genitori. Soprattutto allontano dal mio cervello le nere nubi dei sensi di colpa verso mia figlia, perché sono profondamente convinta del discorso della madre troppo buona che poi diventa cattiva.

    Per il nido ero decisa a iscrivere mia figlia non perché l'ho trovato scritto, ma perché da figlia unica, avevo uno splendido ricordo delle scuole materne; mi sono consultata con una direttrice di nido, che mi ha detto che vedeva i bambini più sorridenti se iniziavano dopo gli 8-9 mesi, ancora meglio dopo l'anno. Combinando con il lavoro, ho iniziato a 11 mesi, con grande sollievo di far conoscere altri bambini a mia figlia, e vederla felice di abbracciare le maestre mi riempie di gioia.

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