venerdì 29 giugno 2012

Latte materno "bene comune"? Parliamone



E' stata lanciata una campagna importante: quella in difesa del latte materno dai contaminanti ambientali, che recenti studi hanno individuato a livelli sempre più pericolosi. Faccio parte di una delle associazioni che promuovono questa campagna, che trovo sacrosanta e di cui condivido obiettivi e strategie. Tuttavia non posso fare a meno di interrogarmi sulla frase di apertura del manifesto:

Il latte materno è un Bene Comune di inestimabile valore.

Convinta che il compito di un'associazione a sostengo dell'allattamento e delle madri in puerperio sia anche quello di affrontare il tema della maternità a 360 gradi, ho proposto alcune riflessioni all'interno della mia associazione, e le ripropongo qui nel blog.
Il latte materno è un bene per la salute del bambino e della madre di immenso valore, e indirettamente
certo, un "bene comune" perché la buona salute del singolo ha dirette conseguenze sociali. Però in questo senso non è più "bene comune" del pancreas o delle gambe o degli occhi della madre, o di qualsiasi individuo. Di cui ella o esso ha il diritto a veder tutelata la salute. Eppure nessuno di noi parlerebbe di gambe, o del sangue, come di un "bene comune" (seppure gli organi e il sangue si possono donare).

Quel che mi preoccupa è il fatto che in questa definizione si perda il concetto, fondamentale, che il latte appartiene alla madre e a nessun altro, che il latte appartiene al suo corpo. Non è banale scegliere le parole adatte, perché la ricaduta è sia etica, che legislativa, che politica. Questa riflessione mi pare essenziale perché tutto il tema della maternità e della sua tutela (che mi sta
profondamente a cuore) entra sempre più in conflitto, attualmente, con il tema dell'autodeterminazione della donna e della parità di genere.

Nel mondo anglosassone, come al solito, sono molto più avanti di noi (che per lo più litighiamo tra fazioni opposte ed estreme) ed esiste già da tempo una riflessione profonda e articolata portata avanti da madri femministe che si interrogano ogni giorno su come costruire una cultura condivisa della maternità (intesa come parte di una cultura della genitorialità) che vede con simpatia l'"alto contatto" (descritto come attachment parenting secondo le teorie di Sears) e che tenga conto, contemporaneamente e parallelamente, dei diritti delle donne, delle loro rivendicazioni e delle loro lotte, ancora oggi drammaticamente necessarie.

Per chi conosce l'inglese, invito a leggere questi tre articoli di una studiosa che ha un bellissimo blog. Uno nel quale difende l'importanza delle campagne a sostegno dell'allattamento
(http://bluemilk.wordpress.com/2011/10/20/a-word-about-breastfeeding-nazis/)
un altro nel quale propone l'importanza del femminismo nella riflessione pedagogica
(http://bluemilk.wordpress.com/2010/07/29/why-attachment-parenting-needs-feminism/)
e il terzo infine in cui fa il punto della polemica espolsa negli USA,
e pure da noi, sulla copertina del Time,
quella dove
una mamma allatta al seno un bimbo di 3-4 anni
(http://bluemilk.wordpress.com/2012/05/21/feminists-a-little-perspective-please/).

Ecco, iniziare a parlare in Italia di "terza via" (non ci piace, ricorda il fascismo e Giddens), middle way, maternità femminista, maternità pluralista - anche solo iniziare a farlo, mi sembrerebbe una prima tappa fondamentale. A cominciare dalla riflessione sulla definizione di latte materno come bene comune.

28 commenti:

  1. Tullia, come sai la pensiamo allo stesso modo nel tentativo di comporre una sintesi dalle due istanze opposte, nate dal dibattito neo femminista.
    Il termine "bene comune" lascia poi interdetta anche me; il latte è mio e me lo gestisco io, al limite posso anche non utilizzarlo. E si, le parole hanno un peso, per cui a pensarci bene questa definizione è proprio agghiacciante.

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  2. cara Tullia, la frase d'esordio del manifesto non piace nemmeno a me, anzi..... di più. Il latte materno, come il corpo materno, non sono un bene comune, sono assolutamente d'accordo con te.
    Detto questo, la questione mi pare complessa.
    Spiegami, perchè non lo capisco, la ragione di fare una battaglia specifica sull'inquinamento del latte materno. Se è intossicato quello, saremo intossicati in ogni parte del nostro corpo, così come sarà intossicato il cibo di cui ci nutriamo e il latte delle mucche, eccetera. O no?
    Quanto ai veleni, ti confesso di non prendere per oro colato tutto il catastrofismo che vede l'umanità sempre più ammalata, i cibi sempre più malsani, gli OGM demoni in agguato, e cose così.
    Sono cresciuta quando in casa si spruzzava DDT come se piovesse, i prodotti che si spruzzavano nei campi erano ben più tossici di quelli attuali, e i coloranti nell'industria alimentare non avevano regolamentazione. Dunque lo so per esperienza diretta: la ricerca ha portato miglioramenti, non peggioramenti.
    Ma il discorso è complicato e lungo.....
    Quanto alla terza via.... non c'è nessuna Via seconda me, e se c'è non mi piace, come non mi piacciono la prima e la seconda. Possiamo solo riflettere, discutere, cercare, interrogarci

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  3. Cara Marzia, è vero, il discorso - anzi i discorsi sono lunghi. L'ecologia conosce degli estremismi e delle assurdità, eppure se è parte del nostro attuale patrimonio culturale, della coscienza comune e dell'agire politico significa che appunto la ricerca ha saputo già da molto tempo iniziare a scremare tra fondamentalismi e istante razionali, dunque personalmente ritengo superflua e fastidiosa la diatriba tra ultra-ecologisti e anti-ecologisti: sono ovviamente entrambi in torto, se possiamo dire così, e nel mezzo esistono centinaia di pratiche diffuse, percorsi consolidati e in divenire, nulla di assoluto proprio perché è di scienza che si tratta. Sono d'accordo con Antonio Pascale sul fatto che a metter bocca su questioni scientifiche ed ecologiche in Italia ci siano spesso persone prive di formazione scientifica e mosse da ideologismi e pregiudizi (anche in buona fede), perciò ben vengano gli articoli suoi o quelli di Bressanini. Anche io sugli OGM non ho una rigida posizione contro. Ciò detto, questo non significa ovviamente diventare anti-ecologisti per posa o, appunto, per altrettanta ideologia. Cerchiamo, come sempre, di essere equilibrati e lucidi... Comunque se parliamo in termini politici, non sento particolarmente l'esigenza di una crociata anti-estremismo ecologico, credo che l'educazione ambientale sia onestamente molto prioritaria e che qualche ingenuità ecologista faccia molto meno danno dell'assoluta incoscienza ecologica.

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  4. Quanto alla terza via, capiamoci. La prima e la seconda sono modelli culturali. Di entrambi apprezzo alcuni aspetti e me rifiuto altri. Quello che di entrambi non mi piace è la pretesa di assolutezza. Anche io come te credo proprio nel riflettere, nell'interrogarsi e nel discutere, e credo un questi aspetti proprio come caratteristiche del modello femminista e pedagogico di cui sento il bisogno. Che sia un modello aperto e senza pretese di assolutezza è certo. Che sia pluralista, che accolga in sé proposte diverse e opposte, anche. Però modello è, nel senso di progetto culturale a cui lavorare, mettendo e togliendo, facendo scelte trasparenti e coraggiose. Ecco, credo che il coraggio di proporre debba esserci accanto al sacrosanto esercizio della critica.

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  5. Credo che qui la scelta sia stata fatta per sensibilizzare chi non ha il latte, chi non allatta etc., un po' come "il verde è di tutti, rispettalo", cioè che l'intenzione non fosse di sottrarre autodeterminazione alle donne sul loro corpo, ma di far capire a tutti che se le condizioni ambientali migliorano, migliora la qualità del latte materno che diventa quindi fonte di salute per gli individui adulti del futuro e quindi meno spese sanitarie, etc., i tuttio in un ottica generica.
    Elena

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  6. Elena, rispondo a te e così anche alla prima parte del commento di Marzia. Sono d'accordo con te, la campagna "difende il latte materno" solo nel senso che è promossa dalle associazioni che promuovono l'allattamento al seno, ma è ovvio che il messaggio ecologico va oltre il latte: siamo tutti inquinati, anche il latte lo è (ciò non significa disincentivare l'allattamento, che dagli studi risulta comunque benefico anche se inquinato), noi che come associazioni promuoviamo l'allattamento ci impegnamo da un lato a chiedere che vengano rispettati gli accordi internazionali e nazionali per inquinare meno, dall'alto a fare informazione alle donne che allattano per ridurre i rischi.

    E' ovvio che l'intenzione di ridurre l'autodeterminazione della donna non esiste, ma non esiste neanche la consapevolezza del modo in cui vengono usate le parole 'bene comune' e del fatto che utilizzare una definizione simile costituisce oggettivamente un attacco a quella autodeterminazione. Manca, cioè, la consapevolezza della tematica femminista (e della sua importanza immensa per le madri) nel linguaggio usato dalle associazioni che promuovono questa campagna. Manca la riflessione: io penso che questa riflessione vada aperta, cominciata, senza polemiche possibilmente :)

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  7. La frase d'esordio è uno schifo. Senza se e senza ma.
    Ricordo che la 194 sta per diventare un ricordo del passato anche grazie a un'idea del corpo gravido femminile come "bene della comunità".

    Direi poi che la difesa del latte materno da inquinanti è di per sé ridicola. Perchè allora non una campagna contro gli inquinanti prima del concepimento? Questi hanno esiti nefasti nella fertilità maschile, possono essere teratogeni durante la gestazione...

    Il latte materno apaprtiene alla donna. E' suo punto. Certo, lo da a suo figlio (per chi ha deciso di allattare al seno) ed è bene che sia informata su quanti inquinanti possono essre presenti nel suo latte. Ma definirlo bene comune... boh.

    Infin mi viene un po' da sorridere... ricordo un convegno a Taranto, la città dell'ILVA, dove le % di diossina fanno veramente paura. Per le madri tarantine sarebbe consigliabile allattare artificialmente... che cosa direbbe Tullia la tua associazione riguardo a una scelta del genere?
    Scommetto che il latte di mamma è magico pure nel fornire un antidoto agli inquinati (una delle associazioni promotrici della campagna si avvitava in un ragionamento simile... dubbio nella logica e nel buon senso).

    Direi che la cosa più bella ed emancipante che possa accadere a una donna è quella che il mondo si dimentichi di lei come madre. Che non ci si metta tanto a discutere su genitori ad alto o basos contatto, mamme ad alto o basso contatto ecc...
    Essere madri è come essere amiche, mogli, amantio, cugine, sorelle... esiste un modo giusto di essere buone cugine? O amiche? O amanti?
    No.
    Esiste però una società che può e deve farsi carico della cura e crescita dei pargoli (autando e non sostituendo genitori o chi per essi). Sono questi - a mio modesto parere - gli unici argomenti pubblici che dovrebbero interessare la comunità. In soldoni:
    nidi e scuole
    diritto all'istruzione
    diritto alla salute
    diritto ad un'assitenza sociale degna di questo nome
    diritto al gioco per le pulci, ai congedi parentali per i genitori
    assegni familiari meno ridicoli
    sgravi fiscali (magari spese babysitter detraibili dal 730?).

    Se poi una vuole fare la mamam ad lto o basso contatto... cavoli suoi.

    Ultima cosa. Non è vero che nel mondo anglosassone non ci si accapiglia sulal maternità. Ci si accapiglia eccome. E molte delel "mie talebane" provengono dalle coste inglesi o da quelle americane o australiane.

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  8. Del manifesto ne avevo già parlato nel mio blog.
    Noto come il solito patetico richiamo all'ammore (con due emme sì sì) sia un mantra che torna spesso in certi atti di fede:

    Il latte materno è un Bene Comune di inestimabile valore. È forse il primo bene, il primo dono d’amore che un piccolo riceve nella vita.

    Quindi forse i bambini allattati artificialmente non ricevo nulla?

    Tutte le mamme hanno il latte, tuttavia il declino dell’allattamento naturale avvenuto negli ultimi 100 anni circa è sotto gli occhi di tutti...

    Segue elenco in cui non compare mai la libera scelta della donna. Come se a tutte le mamme piaccia l'idea di allattare. Certo... un manifesto che prevede controlli sul corpo femminile (il marchio "libero da diossine" lo applichiamo anche alle zizze delle donne?) come se si trattatsse di monitorare e normare lo smaltimeno dei rifiuti....

    Dunque non basta il niet al fumo e all'alcool. Non bastano le mile paranoie che una donan si fa in gravidanza con mille esami e visite. No, dobbiamo pure suggerire stili di vita "salutogenici" in nome della salute del nascituro.
    Una sorta di controllo eugenetico delle nascite tutto nturale. La madre come soldato Jane della vita. Apepna resta incinta vita ritirata (lontana da fonti di stresse einquinamento), cibo sano.... così il declino dell'allattamento al seno (e non solo quello) finalmente si fermerà... e le donne ritorneranno a condizioni simili (se non peggiori) a quelle delle loro bisavole (che almeno ai tempi non venivano ossessionate dall'evento nascita e allattamento al seno).

    Cara Tullia i danni che certi pasdaran ecosostenibili stanno facendo sono sotto gli occhi di chi vuol vedere. E tu non vuoi vedere.

    Potrei anche dire che certi ecopaladini stanno condannando a morte e stenti molte popolazioni del terzo mondo... con posizioni anti OGM ai limiti della superstizione.
    E anche qui i danni sono sotto gli occhi di chi vuole vedere.

    E' solo questione di punti di vista... negli anni 70 c'era chi sosteneva che Pinochet era un mostro mentre Tito un santo.... poi qualcuno andò al cinema a vedere "Papà è in viaggio d'affari" di Kusturica (o Underground) e qualche dubbio in merito se lo fece venire (mentre chi viveva sotto i due tiranni sapeva benissimo come si stava)....

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  9. Gekina, Paola, in questi tuoi commenti come sempre non ti smentisci: anche se condivido molte delle tue idee, altrettante sono ai miei occhi esattamente uno di quei due estremi che non mi piace.
    Ci ho pensato prima di risponderti, perché discutere con te significa immancabilmente impelagarsi in estenuanti botta e risposta che affaticano, irritano e disamorano chi legge, abbassano il livello della discussione, disperdono il senso del discorso in rivoli di emotività incontrollata e parentesi infinite aperte solo per frammentare la comprensione e confondere, assestando cazzotti retorici, piazzando frasi a effetto, suggerendo immagini sinistre o apocalittiche e dispensando dosi di sarcasmo, mi costringono a difendermi perché attaccata anziché consentirmi di ragionare in modo costruttivo insieme all’interlocutore e a perdere tempo prezioso nel ribadire ovvietà solo perché tu le metti in discussione, o perché attribuisci a me parole e pensieri che non ho mai pronunciato. E a titolo di cronaca, per chi non lo sapesse, ho passato mesi a discutere con te, e mi sono ripromessa di non farlo più, perché – con l’eccezione importante di temi sui quali concordiamo al cento per cento, come l’obiezione di coscienza, il diritto all’aborto e alla contraccezione, il diritto all’epidurale... - non ho trovato che muri e l’assenza assoluta di qualsiasi volontà di rimettere in discussione le proprie idee, unite all’esercizio di una dialettica aggressiva, scorretta e intellettualmente disonesta. Esattamente lo stesso atteggiamento che ho incontrato da parte di certe estremiste della maternità naturale a ogni costo. Rispondo perché devo, ma da un lato mi auguro che vorrai rispettare lo spazio di questo blog evitando di trasformare una conversazione in un flame, monopolizzandola con commenti grattacielo. Dall’altra credo che in futuro premetterò sempre un papiello di questo tipo alle risposte che ti rivolgerò, perché repetita iuvant, e perché la ritengo una fondamentale chiave di lettura per i lettori che non conoscano i retroscena della “guerra della maternità”.

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  10. Cominciamo dalla campagna. Due cose essenzialmente mi lasciano perplessa. Il termine ‘bene comune’ mi pare decisamente inopportuno, eppure mi pare ovvio che non c’è alcun legame ideologico tra la scelta e l’uso di questo termine, e i movimenti per la vita che minacciano la 194. Ed è un punto chiave, perché il rischio di usare le parole senza una piena consapevolezza politica offre il fianco a insinuazioni e interpretazioni distorte. Certo, è molto probabile che tra i sostenitori dell’allattamento al seno vi siano anti abortisti e anti femministi. Ma è certo che ci sono anche persone che sono invece pienamente consapevoli del diritto di scelta e di autodeterminazione delle donne. Il fatto che si sia usato il termine ‘bene comune’, piuttosto, per me segnala l’assenza quasi totale della tematica femminista all’interno del movimento a sostegno dell’allattamento al seno: come scrive Bluemilk, attachment parenting needs feminism, anzi NEEDS, esattamente come i NEEDS dei bambini piccoli su cui gran parte dei teorici dell’attachment parenting pongono tutto l’accento. Insomma, io sono certa che c’è buona fede e ingenuità nella scelta di queste parole, non un disegno colonialista sul corpo delle donne: il problema è che di maternità in senso sociale, psicologico, politico, si è taciuto e si tace (e questo silenzio, ben lungi dal garantire la libertà delle madri, fa il gioco di chi vuole le donne a casa senza opportunità né libera scelta), e chi se ne occupa chiude il discorso su se stesso – come mi faceva notare ieri Loredana Lipperini – invece di aprirlo alla società con tutte le complesse problematiche che interessano le donne.

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  11. Questa può essere un’occasione per compiere questa apertura: e non certo per stigmatizzare le campagne pro-allattamento, di cui c’è assoluto bisogno perché anche allattare è un diritto (che fa parte del diritto alla salute) che va difeso dalla disinformazione anche tra professionisti, dalla mancanza di adeguato supporto, di politiche, di leggi, di condizioni adeguate dell’economia e del mercato del lavoro. Tantomeno per demonizzare dissennatamente le iniziative ecologiste...
    Mi lasciano perplessa anche altri aspetti: nemmeno a me piace l’uso della parola “amore”, ma solo perché so che per alcuni sostenitori dell’allattamento, esso corrisponde davvero all’idea che chi è allattato con la formula non ne riceva altrettanto. L’ambiguità lascia irrisolto un nodo che esiste ed è doloroso. Bisogna trovare secondo me la strada per promuovere e supportare l’allattamento senza demonizzare la formula e sviluppando la capacità di entrare nel merito di quei numerosissimi casi in cui l’artificiale è preferibile e/o preferito. Questo significa dare agli operatori gli strumenti per valutare la situazione socioeconomica e psicologica della madre che si rivolga a loro per un supporto. Significa, ancora una volta, estendere il tema dell’allattamento, aprirlo. Non reprimerlo o sopprimerlo...
    Poi: il biomonitoraggio deve essere effettuato su volontarie, si scrive, e da un’altra parte si dice che va fatto a campione. Con che criteri verrà fatto? Comunque: non mi pare si parli di nessun marchio da mucca sulle tette delle donne... il biomonitoraggio del latte materno è raccomandato dall’OMS perché è un indicatore molto attendibile dello stato dell’ambiente e a partire dai dati raccolti si possono pensare e attuare politiche ecologiste.

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  12. Rispondo a quanto scrivi:
    **Essere madri è come essere amiche, mogli, amantio, cugine, sorelle... esiste un modo giusto di essere buone cugine? O amiche? O amanti?
    No.**

    Sì, invece. Esistono migliaia di modi giusti e di modi sbagliati. Ed esistono modelli. Come esistono modelli di maternità, e stereotipi, e culture, e domande. Esistono le discipline psicopedagogiche e non sono normative, prescrittive, punitive (o non dovrebbero esserlo). È umano, legittimo, civile voler essere buoni genitori, buoni figli, buoni amanti, buoni amici... Non è reprimendo il tema della maternità, fingendo che non esiste, che si risolverà alcunché. Dobbiamo imparare a parlare di maternità come tema interdisciplinare: in relazione alla genitorialità, alla paternità, alle identità di genere, ai diritti, alla politica, alla pedagogia... La società *deve* chiedersi come è giusto e meglio crescere un figlio, chi deve deciderlo, dove inizia il privato e dove il pubblico... sono domande aperte ed è il tempo di farcele tutte, invece di mettere le mani avanti massimizzando solo una delle possibili prospettive – quella tutta dalla parte delle madri, quella tutta dalla parte dei figli (come se fossero due fazioni in competizione).

    **Esiste però una società che può e deve farsi carico della cura e crescita dei pargoli (autando e non sostituendo genitori o chi per essi). Sono questi - a mio modesto parere - gli unici argomenti pubblici che dovrebbero interessare la comunità. In soldoni:
    nidi e scuole
    diritto all'istruzione
    diritto alla salute
    diritto ad un'assitenza sociale degna di questo nome
    diritto al gioco per le pulci, ai congedi parentali per i genitori
    assegni familiari meno ridicoli
    sgravi fiscali (magari spese babysitter detraibili dal 730?).

    Se poi una vuole fare la mamam ad lto o basso contatto... cavoli suoi.**

    Guarda, sono completamente d’accordo :) Promuovere e sostenere l’allattamento al seno, e discutere di pedagogia, non significa (necessariamente) farsi i cavoli di una madre, imporle qualcosa. Sicuramente i tratti estremisti esistono e si devono superare :(

    **Ultima cosa. Non è vero che nel mondo anglosassone non ci si accapiglia sulal maternità.**

    Certo che non è vero. Si accapigliano eccome (vedi copertina Time, che ho citato nel post: scrive Bluemilk: “The explosive coverage of mothering by The New York Times with “Motherhood vs. Feminism” and TIME with “Are You Mom Enough?” seemed to hit a nerve of cynicism faster than any other ‘mother wars’ media event I have witnessed.”). Solo che in mezzo alla rissa, c’è chi cerca di ragionare con un minimo di prospettiva, a little perspective, appunto. E non sono solo mommyblogger pasionarie, ma anche qualche studiosa che sa di cosa parla: ti consiglio di leggere questo articolo http://bluemilk.wordpress.com/2012/05/21/feminists-a-little-perspective-please/ .

    **Tutte le mamme hanno il latte, tuttavia il declino dell’allattamento naturale avvenuto negli ultimi 100 anni circa è sotto gli occhi di tutti...
    Segue elenco in cui non compare mai la libera scelta della donna.**

    A me pare che quell’opzione non compare, proprio perché viene data per scontata e ne viene dato per ovvio il diritto, e non è inclusa nelle cause negative del declino dell’allattamento.

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  13. Amo essere breve.
    Pur non pensando che la 194 sia il procinto di scomparire, credo proprio invece che definire il latte materno "bene comune" faccia parte di quella stessa categoria ideologica che definisce il corpo materno proprietà di tutti. Concetto che sta alla base (insieme al concetto di Vita con la V maiuscola) dell'avversione alla 194.

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  14. Io amo la brevità che riesce a tener conto della complessità. Quella che appiattisce non funziona, anche se è bella.
    Personalmente credo che la questione debba essere posta sottoforma di domanda e di problema, non di giudizio. Vale a dire che scommetto qualcosa che chi ha scelto questa definizione non l'ha fatto con la consapevolezza delle implicazioni ideologiche e politiche che noi qui stiamo sottolineando.
    La differenza è a dir poco sostanziale.

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    1. Infatti. Secondo me è peggio.
      Nessuno dice che la milizia di cristo sia pro allattamento. ma il pericolo c'è quando la cultura del corpo materno come luogo pubblico (duden) diventa trasversale. che gli antiabortisti vivano la maternità come questione di stato già lo si sapeva. che aassociazioni proabortiste seguano le stesse orme è una novità. ma anche no.

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  15. Vi faccio notare che tra le adesioni alla marcia per la vita non figura alcuna associazione o gruppo a sostegno dell'allattamento o della perinatalità.

    Quindi ci andrei piano con le associazioni mentali.

    Poi il punto è porre i problemi e parlarne, perché direi che è ora che i nodi vengano al pettine e le posizioni di ciascuno alla luce.

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  16. Tullia so bene che tra le adesioni alla marcia per la vita non figura alcuna associazione o gruppo a sostegno dell'allattamento o simili. E credo tu abbia ragione a dire che chi ha scelto questa definizione non l'ha fatto con la consapevolezza delle implicazioni ideologiche. Io non sto dicendo che chi ha scelto la frase è a favore, pur se inconsapevolmente, all'abolizione della 194.
    Sto dicendo che è un pensiero pericoloso, perchè alla fine è lì che porta: il corpo materno è un bene comune.
    A tutti noi succede: certe convinzioni che abbiamo, piccole e banali magari, sono a volte la radice di cose che pur ci fanno orrore, e che ci fregiamo di combattere.
    E' per questo che è tanto importante interrogarsi sulle parole che si usano, su certi luoghi comuni del pensiero che tutti abbiamo, sulle conseguenze di certe innocenti affermazioni.... in tutti gli ambiti

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  17. credo che elena dica qualcosa di giusto rispetto agli intenti di chi ha scritto il manifesto. tuttavia mi vengono in mente tre pensieri: il primo è che anche, ma non solo per ciò che trasmettiamo ai figli, è importante un pensiero ecologico di sè, mentre l'idea di controllo e comunità sul corpo della donna mi turba molto proprio perchè mi sembra antitetico rispetto alla promozione di una cultura di contatto con se stesse e di autodeterminazione; il secondo pensiero è che per quanto credo il diritto all'allattamento e la cultura dell'importanza dell'allattamento vadano promossi, specie per le difficoltà che si incontrano, anche solo da un punto di vista pratico/lavorativo, altrettanto credo che vada promosso il diritto di chi sceglie di non allattare, o di farlo per un breve periodo (come viene giudicata una donna che sceglie di non allattare, ad esempio per non rovinarsi il seno? eppure è una scelta legittima e praticabile); infine, mi sembra che proprio intorno a questi temi caldi per il nostro corpo si creino tensioni terribili, che forse sono un'espressione del fatto che anche tra donne raramente ci riconosciamo reciprocamente il diritto di avere un'opinione e di fare scelte diverse - conformemente a questo mondo maschilista che tanto ci ha maleducate... baci, marghe

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  18. Avevo postato un papiro ovviamente risucchiato da Blogspot, riprovo cercando per brevità di essere schematica.

    Il tono del manifesto ricorda decisamente la canzone "Mamma son tanto felice", cioè tutto il cliché di maternità santificata da cui sembra che in Italia non ci siamo allontanati mai (nonostante o malgrado la legge 194, sembrerebbe), cioè quando si parla di maternità sembra impossibile allontanarsi dal trionfo divino. E va be'.

    Riguardo al contenuto, avrei apprezzato molto di più che il manifesto facesse un discorso di questo tenore:

    "le donne hanno diritto alla salute
    le donne hanno diritto ad allattare
    le donne hanno diritto ad allattare anche perché fa bene alla loro salute, è un fatto provato che allattare riduce le probabilità di cancro al seno
    le donne hanno diritto ad allattare con la sicurezza di dare latte sano, non inquinato"

    Quindi che le donne di Taranto debbano sentirsi più sicure dando il biberon è una grande sconfitta, l'inquinamento limita la libertà di scelta. E poi:

    "i bambini hanno diritto alla salute
    i bambini hanno diritto ad essere allattati con latte sano"

    Questo è un punto cruciale perché vale sia per il latte materno che per il formulato: è idiota che la Nestlè commercializzi il suo latte in polvere in Africa dove lo preparano con acqua inquinata, ad esempio).

    Invece il manifesto dice chiaramente che i bambini hanno diritto di essere allattati AL SENO, tout court, e quindi è elementare conclusione che l'eventuale decisione della madre di non allattare perché, per esempio, impazzisce con le ragadi e si sente murata viva in casa sua, STA LEDENDO UN DIRITTO DEL BAMBINO E GLI STA SOTTRAENDO AMORE.

    Ecco questo è il nocciolo della questione.

    Forse finalmente Lutlia ho capito cosa intendi quando dici che il femminismo dovrebbe iniziare a parlare ad alta voce su tematiche come queste.

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  19. Se foste una mamma di Taranto o una di Venafro ( fra i promotori della Campagna) quindi con bambini malati o morti di cancro a causa dell'inquinamento ambientale non avreste tempo per tanta dietrologia e soppesamento di parole ma apprezzereste chi fa qualcosa di PRATICO e SERIO per cambiare qualcosa nel nostro paese

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  20. "Quanto ai veleni, ti confesso di non prendere per oro colato tutto il catastrofismo che vede l'umanità sempre più ammalata, i cibi sempre più malsani, gli OGM demoni in agguato, e cose così.
    Sono cresciuta quando in casa si spruzzava DDT come se piovesse, i prodotti che si spruzzavano nei campi erano ben più tossici di quelli attuali, e i coloranti nell'industria alimentare non avevano regolamentazione. Dunque lo so per esperienza diretta: la ricerca ha portato miglioramenti, non peggioramenti.
    Ma il discorso è complicato e lungo....." Eppure lei Marzia è una doula no? E' così che assiste le mamme? Se le capita una mamma che ha perso un bambino per tumore le dice questo? Io le consiglio di INFORMARSI... i documenti nelle pagine del blog della Campagna valgono più di ogni singola nostra esperienza in anni in cui non c'erano le sofisticazioni di oggi... oppure non erano note come oggi!Abbiate rispetto per il dolore di chi ha perso figli e FATE qualcosa...

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  21. Anonimo,
    seriamente credo che nessuno parlando della tragedia di Taranto voglia mancare di rispetto ai morti e in particolare ai bambini morti per cancro, men che meno Marzia. Ma l'inquinamento in questo caso da diossina non investe solo il latte materno, investe tutta la persona che rischia gravidanze con patologie neonatali, ecc. A partire dai casi di Taranto, fareste una campagna sull'"utero bene comune"? Non credo, forse perché parlando di gravidanza c'è già stata una presa di coscienza sul fatto che si parla di persone e di scelte personali. Mentre nel campo dell'allattamento l'idea di una scelta personale diversa dalla biologia mi pare venga considerata, se possibile, ancora peggio dell'idea di prendere decisioni sul proprio parto. Sbaglio?

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  22. Sì sbaglia in pieno perchè il latte materno in questo caso è una matrice biologica analizzabile senza invasività a livello volontario come fanno in tantissimi altri paesi del mondo che permetterebbe di investire le poche risorse economiche degli Stati nelle zone maggiormente inquinate. Poichè la popolazione viene tenuta all'oscuro dei reali tassi di inquinamento di molte zone d'Italia (consultate l'ultimo articolo su Parma dioxin valley) e poichè l'Italia è l'unico paese su 151 del mondo a non aver ratificato la Convenzione di Stoccolma che prevederebbe norme più chiare per esempio negli alimenti per bambini (compreso il latte artificiale che è inquinato anche lui)e poichè l'Italia ha un tasso di tumori infantili entro l'anno di vita provocati dall'inquinamento 4 volte superiori alla media Europea è urgente FARE qualcosa e non parlare e basta. E' urgente altresì avere una chiara idea delle zone più inquinate che permetterebbe di aiutare latte, utero, sangue e la salute intera di persone (donne, uomini e bambini) e ambiente.

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  23. Mi crede se le dico che è solo leggendo lei adesso che capisco qual era il vero obiettivo della campagna informativa? Non mi reputo più di tanto tonta, perciò credo che abbiate un serio problema di comunicazione.
    Avendo visto il poster e il dépliant informativo tempo senza essere a conoscenza di chi fossero gli attivisti, posso dire che - da lettrice - tutto mi era rimasto in mente tranne che la necessità di far analizzare il latte per identificare i rischi di inquinamento. L'unica cosa che mi aveva colpito è stata l'idea del latte materno come cosa buona e santa, prima e insostituibile fonte di amore.
    Se l'obiettivo della campagna era invece di sensibilizzare alla necessità di un controllo del latte e di un cambiamento della legge sul latte artificiale, a mio avviso QUEL manifesto non raggiunge l'obiettivo, ma anzi distoglie l'attenzione portandola verso il solito tono melenso di santificazione della maternità la cui purezza subisce vari attentati dal mondo moderno.

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  25. Avevo visto un poster molto simile a questo

    http://2.bp.blogspot.com/-n7pdj2DxtfI/T4fBJ-zRDgI/AAAAAAAAAmg/G026lEdfRe4/s1600/festa+della+terra+cesena.jpg

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  26. Per fortuna di tutti coloro che hanno a cuore la salute e non le chiacchiere "il tono melenso di santificazione della maternità la cui purezza subisce vari attentati dal mondo moderno" è un'opinione, un giudizio che accogliamo ma che certo non ci fermerà di fronte al VERO attentato alla salute pubblica da parte di chi mette a rischio la vita di bambini indifesi e all'urgenza che i dati epidemiologici sui tumori infantili esigono. Saluti

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  27. Posso farle i miei migliori auguri di buon lavoro, senza retorica? Ma magari prestando più attenzione a qual è il vero destinatario del vostro messaggio, e di conseguenza quale tipo di messaggio volete passare: "Allattare al seno è la cosa migliore da fare" oppure "Chiedi informazioni sul controllo del latte dagli inquinanti ambientali".

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